La Storia di Vera
Nessun bambino dovrebbe essere dimenticato
A Vera
e a tutti i bambini dimenticati e invisibili come lei,
perché le loro storie si vogliono cancellare dal ricordo collettivo,
che invece porterebbe verso una Solidarietà autentica, una Verità operativa,
un sicuro Cambiamento.
Alla nuova generazione di medici.
“Certamente non avrei mai voluto scrivere questa storia. Ma è parte di me, di lei, di noi.
Forse l’ho proprio scritta per non impazzire, per non stare troppo male, per capire.
Forse perché resti una piccola traccia di noi, un riferimento per chi si è ritrovato lontano da casa per molto tempo.
L’innocente ed incontaminata speranza di guarigione di Vera e il suo impegno coraggioso, sia psicologico che fisico, durante la malattia. Il suo senso del dovere e la sua volontà altissima nell’affrontare ogni genere di supplizio che comportava questa “cura” violenta, stridono fortemente nel mio cuore contro il calcolato inganno dell’uomo, teso unicamente a fini materiali (denaro? carriera? potere?) e non certo per migliorare la Ricerca, quella Vera, che farebbe dell'umanità la culla dell'Amore.
Avrei preferito scrivere dei tempi felici, come diceva spesso Vera, della nostra vita rubata, del tempo che ci apparteneva, del domani che ci aspettava. Quando la vita aveva mille colori, mille sentieri fioriti, mille strade aperte sul domani.
Quando si poteva ancora sperare di averlo un domani!
Avrei voluto mettere le sue fotografie fra i libri di favole e i suoi disegni e i suoi lavori fra le pieghe del mio cuore. Solo lì avrebbero avuto un senso, un posto sicuro e quieto, dove niente e nessuno avrebbe mai sfiorato il nostro amore, il nostro dolore.
Non ne sono stata capace. Il suo viso stravolto e straziato nei momenti di sofferenza anche inutile, la sua tenerezza, la sua tenacia, la sua forza d'animo, mi hanno sempre spinta a parlare del suo disagio e della sua esperienza umana nella malattia, ed anche della sua Arte.
Ho voluto testimoniare la sua Creatività, perché potesse essere un esempio, un modello da seguire per chi non trova una strada, come invece lei aveva trovato.
La mia coscienza non mi avrebbe dato pace sino alla fine dei miei giorni se non l’avessi fatto. Forse non servirà a nulla, ma sono sicura che se solo una persona nelle nostre condizioni o un medico nella sua professione leggerà queste pagine, qualcosa potrà cambiare… insieme alle altre testimonianze che come una marea forse cambieranno il sistema sbagliato e la coscienza dell’uomo.”
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Io e Vera, per il nostro diario, abbiamo ricevuto a Pieve S.Stefano – Arezzo (la città dei diari) una targhetta con scritto che "...resteremo per sempre nella memoria degli Italiani". Ricordando una sua frase di tempo fa’: